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recensione prova
a incastrarmi
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Sarà sorpreso
chi conosce il nerboruto
Vin Diesel solo per
le sue acrobazie da
action-movie –
agli addetti ai lavori
è nota la sua
vena indipendente:
Spielberg lo scoprì
a Cannes nel 1995
dove presentò
un corto che raccontava
i suoi pellegrinaggi
da un provino all’altro
– nel ritrovarlo
capelluto, imbolsito
e ingessato dentro
a completi da cerimonia
alternati alla divisa
del carcere. Interpreta
Jackie DiNorscio che
fu esponente di spicco
del clan dei Lucchese,
incriminato (ma stava
già scontando
30 anni per spaccio
di droga) per associazione
mafiosa sul finire
degli anni ’80
in un maxi processo
passato alla storia
americana. Venti imputati
e altrettanti avvocati,
76 capi d’accusa,
quasi due anni di
udienze e l’approdo
a un verdetto tramite
giuria a dir poco
discutibile. Assunse
la propria difesa
- l’uomo che
difende se stesso
ha per |
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cliente
uno
sciocco
- e
non
volle
mai
tradire
né
i compagni
né
il suo
credo,
la famiglia
su tutto.
Tenne
letteralmente
banco
rivelandosi
un one-man-show:
esibizionista
nato
fu capace
di conquistarsi
la simpatia
incondizionata
dei
giurati.
Non
senza
conseguenze:
il giudice
che
presiedeva
la corte
minacciò
di stralciarlo
dal
processo
e isolarlo
ma si
sa,
un martire
rischia
di diventare
più
popolare.
Quella
vecchia
volpe
ot-
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tuagenaria
di Sidney
Lumet usa
l’amo
del paradosso
sfoderando
tutto il suo
classico e
rispettabile
mestiere.
Espone, lascia
allo spettatore
ogni decisione
fondamentale:
se sogghignare
leggero alle
battute dell’istrione
o piangere
sulle ceneri
della giustizia
mancata per
pura superficialità
o peggio boccaloneria
a dispetto
di innumerevoli
prove a carico
degli imputati
diventati
poi impuniti.
Dai gangster
ti aspetti
che cerchino
in tutti modi
leciti ma
soprattutto
illeciti di
farla franca,
usando frasi
furbastre
come: “Sono
qui per dimostrarvi
che non faccio
il malavitoso
ma lo spiritoso”
ma alla faccia
e senza inutile
retorica né
moralismo
del desiderio
di ottenere
giustizia,
sono uno schiaffo
cocente. Cosa
si fa per
non finire
in galera:
o si scende
in campo o
si diventa
buffoni.
(di Daniela
Losini)
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