GO GO TALES
 
locandina Go go tales

recensione: go go tales

 
Abel Ferrara gira a Cinecittà la sua ballata folle e decadente. Dopo un tour nei vari festival (compreso Cannes 2007), approda sul grande schermo. Un locale dal potenziale pressoché infinito è sull’orlo della chiusura grazie alla cattiva gestione del proprietario. Il gommoso/faccioso Willem Dafoe, viso anti botox per eccellenza, è in combutta col contabile e sperperano le entrate puntando al lotto e alla lotteria (si segnala una Romina Power con pettinaura cotonatissima a condurre l’estrazione del secolo). Le ragazze che danzano la lapdance sono bellissime, moderatamente finte, poco silicone anzi, Abel Ferrara sceglie corpi quasi efebici, tutte dotate di talenti alternativi messi in scena una volta la settimana a uso di improbabili, inesistenti talent scout. Parata di attori nostrani: Asia Argento (sorpresa: in inglese recita me-  
 
glio che nell’idioma italico ma come ballerina lascia un po’ perplessi) Stefania Rocca interpreta una furbastra ambiziosa che seduce il produttore (Andy Luotto), Justine Mattera è la minimarylin, Bianca Balti la virago irraggiungibile. Riccardo Scamarcio il gesticolante che borbotta frasi sconnesse. Altri volti noti: Anita Pallenberg la terribile/terrificante proprietaria del locale, Bob Hoskins lo chaperon rabbioso, Matthew Modine   recensione go go tales
il fratello riccastro, Burt Young, Lou Dillon e molte altre facce da cinema che riconoscerete. Raffazzonato, verboso eppure sottilmente morboso, arrabbiato e sempre in bilico tra la caduta rovinosa e il guizzo autorale e per quanto detestabile, criticabile possa essere il cinema di Ferrara anche nelle sue punte più sciatte, riesce sempre a dire qualcosa anche quando sbaglia film nei toni e nella regia.


(di Daniela Losini)


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