Denzel Washington
ha una predilezione
organica e fisiognomica
per i ruoli di poliziotto.
Ne ha interpretati
tanti (non si contano
più) e inevitabilmente
finiscono con il somigliarsi
tutti. Le differenze
sono sfumature, variazioni
minime intorno ad
una funzione narrativa
molto forte e molto
stilizzata. Incontrarne
uno sullo schermo
significa conoscerne
passato, presente
e ogni opzione per
il futuro. Ormai le
atmosfere qualificano
un intreccio più
dei meccanismi e delle
situazioni e se le
prime non convincono
i personaggi devono
obbedire alla loro
impostazione di sceneggiatura.
In questa storia,
messa in scena da
Carl Franklin
che non riscatta,
con questo film, una
reputazione non esaltante,
è un rispettato
poliziotto che finisce
intrappolato in un
tradizionale e molto
prevedibile plot di
assicurazioni, denaro
trafugato,
finti
medici,
incendi
dolosi,
donne
bollenti,
relazioni
extraconiugali
e figurine
di contorno
da serie
Tv.
Bugie,
verità,
una
ex moglie
(che
è
una
delle
presenze
più
vivide
del
film
grazie
a Eva
Mendes),
un "aiutante"
che
per
qualche
scena
depista
lo spettatore
e fa
intuire
un colpo
di scena
che
resta
potenziale.
Out
of Time
è
un puzzle
con
pochi
pezzi
da combinare
e Denzel
Washington
fa il
suo
dovere
in scioltezza
e il
suo
"sporco
lavoro"
d'attore.